Quota 100: le modifiche possibili
Il premier Conte, nei discorsi di presentazione del programma alla Camera e al Senato, in questi giorni non ha mai citato il tema delle pensioni e di Quota 100, nello specifico. Diversamente ha chiaramente affermato che il reddito di Cittadinanza sarà salvaguardato e ha anche annunciato nuove misure di sostegno alle famiglie, come l’assegno Unico e fondi per gli asili nido.
Per quanto i ministri 5 stelle Di Maio e Catalfo abbiano assicurato che Quota 100 rimane, e abbiano negato il ritorno alla Legge Fornero (peraltro mai abolita) , è indubbio però che gli impegni per evitare l’aumento dell’IVA e per tutti gli altri punti del programma enunciato dal nuovo Governo richiedono grandi risorse finanziarie. Parte dei fondi potrebbe arrivare da modifiche se non addirittura allo stop anticipato alle novità previdenziali dello scorso anno. In effetti il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori (cioè la riduzione delle tasse sul lavoro ) sembra il punto programmatico su cui tutti sono d’accordo e dovrebbe avere la precedenza, poiché interessa un numero molto maggiore di cittadini rispetto alla pensione con Quota 100.
Sia per Quota 100 che per lo stop agli adeguamenti alla speranza di vita erano stati stanziati molti miliardi, solo parzialmente utilizzati finora. Il presidente dell’INPS Tridico ha comunicato infatti l’altro giorno che le domande per Quota 100 sono quasi la metà di quanto atteso, 170mila, con un risparmio previsto di 4 miliardi sul preventivo di 8 miliardi per il 2020 ma entro la settimana arriveranno i dati ufficiali del monitoraggio trimestrale (espressamente previsto nel DL 4 2019 che ha istituito Quota 100, proprio per tenere d’occhio l’andamento della spesa).
Dalla Ragioneria dello Stato ieri sono arrivate le stime a lungo termine per le pensioni (che saranno pagate per un massimo di quasi 5 anni in più a ciascun beneficiario di Quota 100): le maggiori uscite ammontano a circa 8,8 miliardi annui nel biennio 20-21 costituiscono circa lo 0,2 percento di incremento annuo sulla spesa previdenziale. Si tratti di oltre 63 miliardi fino al 2036.
Le possibilità di intervento sulle pensioni sono diverse:
stop anticipato alla sperimentazione di Quota 100 (poco probabile, dato che la misura è sperimentale e cessa comunque alla fine del 2021)
allungamento delle finestre di uscita dal lavoro (cioè del pagamento effettivo della pensione per chi raggiunge i requisiti nel 2020)
ripristino dell’adeguamento automatico alla speranza di vita dei requisiti contributivi per le pensioni anticipate (oggi fissati a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne fino al 2026).
Per la manovra 2020 servono almeno 23 miliardi per evitare l’aumento dell’IVA, 2 per spese indifferibili, 5 per la riduzione del cuneo fiscale, 3 o 4 per Impresa 4.0 e per il bonus occupazione al Sud. Per un fabbisogno totale di almeno 35 miliardi di euro.
Sul fronte delle entrate ci sono da registrare, fortunatamente, i risparmi sugli interessi sul debito pubblico dovuti alla forte discesa dello spread nell’ultimo mese, ancora non quantificati e forse maggiore una flessibilità sul deficit da parte della UE che potrebbe assicurarci una dote di 10-12 miliardi (a debito).
Fonte: Il Sole 24 Ore
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