Parto gemellare, indennità singola
Il professionista ha diritto all’indennità di maternità singola, e cioè l’80% dei cinque dodicesimi del reddito dichiarato, anche in caso di parto gemellare o di adozione di due bambini. Il contributo è dovuto dalla Cassa pure al padre, in questo caso un avvocato, al posto della madre. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 14676 del 29 maggio 2019, ha respinto il primo motivo presentato dalla Cassa forense e accolto il quarto. Sul primo fronte gli Ermellini hanno ribadito il diritto del padre professionista a percepire l’indennità al posto della mamma. Con la sentenza n. 385 del 2005 la Corte costituzionale, preso atto che il dlgs n. 151 del 2001, riconoscendo il diritto all’indennità genitoriale al padre adottivo che sia lavoratore dipendente ed escludendolo, viceversa, nei confronti di coloro che esercitino una libera professione, i quali non hanno la facoltà di avvalersi del congedo e dell’indennità in alternativa alla madre, ha affermato che «tale discriminazione rappresenta un vulnus sia del principio di parità di trattamento tra le figure genitoriali e fra lavoratori autonomi e dipendenti». Per la Cassazione questa decisione esplica effetti senza la necessità di un nuovo intervento del legislatore. Per quanto concerne invece la misura, la sezione lavoro ha dato ragione alla Cassa: Dunque, a differenza delle ipotesi del lavoro dipendente, la professionista o il professionista che si trova nella condizione di fruire dell’indennità può continuare la propria attività e, quindi, in teoria non subire alcuna flessione reddituale. Comunque, se la finalità dell’indennità è quella di compensare la eventuale flessione del reddito professionale derivante dalla nascita del figlio, è chiaro che non può certo giustificarsi un importo moltiplicato per il numero dei figli nati o adottati giacché non può certo immaginarsi che se non vi fosse stato il parto o l’adozione il medesimo professionista avrebbe realizzato redditi moltiplicati a seconda del numero dei figli. Le carte del processo torneranno quindi in Corte d’Appello affinché riconosca l’indennità all’avvocato per i due bimbi adottati ma non in misura superiore all’80% di un quinto del reddito dichiarato.
Fonte: ItaliaOggi
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