Pensioni, quota 100: assegni dal 1° aprile, ma a rischio ritiro
Allarme per le pensioni di Quota 100: l’Inps inizierà a liquidare gli assegni pensionistici per chi ha aderito a Quota 100 a partire dal 1° aprile, anche senza verificare che il richiedente abbia realmente lasciato il lavoro. Il rischio, quindi, è che si scopra in un secondo tempo che la persona che ha ricevuto l’assegno non ne abbia diritto e la pensione dovrà essere ritirata e le somme restituite.
È quanto stabilito dall’Inps, con il messaggio n. 1008/2019, nel quale viene chiesto ai dipendenti stessi, di “liquidare le pensioni Quota 100 con decorrenza 1° aprile 2019, in via straordinaria sulla base delle dichiarazioni di cessazione contenute nella domanda, a ricorrere dei prescritti requisiti, in mancanza di un dato certificato dal datore di lavoro attraverso le comunicazioni obbligatorie Unilav, attestante l’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro dipendente”.
E qui si pone il problema: per ottenere l’assegno della pensione è necessaria la “cessazione del rapporto di lavoro dipendente, che deve essere già visibile sul sito del ministero del Lavoro. Quindi, in assenza di tale comunicazione, “rimane fermo che, successivamente alla disponibilità nell’archivio Unilav dei dati relativi alla cessazione, le liquidazioni delle pensioni effettuate in via provvisoria dovranno essere verificate e si dovrà procedere al recupero degli eventuali ratei indebiti corrisposti al richiedente nel caso di difformità tra la dichiarazione resa nella domanda e le informazioni presenti in Unilav”. In pratica, gli assegni verranno liquidati per chi aderisce a Quota 100, col rischio concreto di dover essere poi ritirati.
A segnalare questo scenario è il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami che spiega: “Il rischio è che possano essere liquidate pensioni in modo non conforme alla normativa con la conseguenza che le stesse possano essere non dovute e dovranno essere pertanto recuperate gestendo dei reincassi. È verosimile infatti che numerose persone abbiano presentato domanda solo in via cautelativa in attesa della conversione in legge del decreto e non è detto che le stesse si licenzieranno davvero. Oltre a generare situazioni potenzialmente non conformi alla legge, la richiesta giunta ai dipendenti Inps costituirà per gli stessi un ulteriore aggravio lavorativo e si ritroverebbero a trascurare altre prestazioni ordinarie che i cittadini, legittimamente, si attendono che vengano erogate”.
Fonte: quifinanza.it
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